Chiesa di San Pietro Apostolo, Retignano

In elaborazione

Il materiale qui presente è frutto di ricerche da parte di Lorenzo Vannoni (2009-2017). La riproduzione è riservata, sebbene il materiale possa essere reperito anche altrove.

Storia

Alcune fonti datano la costruzione della chiesa di San Pietro a Retignano a prima dell’VIII secolo d.C. Inizialmente si trattava di un edificio di dimensioni ridotte, con una facciata rivolta sulla valle. Sulla fiancata sinistra si trovava un ingresso, in seguito murato, di cui oggi si possono ancora scorgere alcune tracce. Nel corso del Duecento venne ampliata e rivolta verso ponente e nel Trecento divenne parrocchia. (Santini VII, 447)[51][52]

Secondo il Ranieri Barbacciani Fedeli, durante la dominazione romano-longobarda il borgo di Retignano era già usato come roccaforte di avvistamento dei nemici. Sul sito dove attualmente sorge la chiesa, dunque, si trovava un antico castello, che avrebbe poi dato il nome anche al “Monte Castello”, distrutto poi prima dell’anno Mille e riedificato in forma di chiesa cristiana per volere di Matilda di Canossa. Ad ogni modo, lo stesso Barbacciani dubita di questa possibilità.

Dal 1525 al 1530 venne ingrandita nella parte posteriore con l’aggiunta di un’abside circolare e finestre monofore.[53] Nel 1526 fu costruita la tribuna rivestita di marmo, come confermato da un documento presente in canonica secondo il quale, sotto il pulpito e sotto gli intonaci, è possibile leggere la scritta “Santus Petrus, tempore Nicolai opi hoperari MDXXIII. Nel 1563 si eseguirono altri abbellimenti quali la pila in marmo dell’acqua santa, opera di Giovanni detto Picchia da Sarzana, e l’occhio della facciata, realizzato con marmo della cava di Ceragiola (Seravezza), elaborato da Giovanni da Bedizzano. La struttura esterna, in sasso quadrilatero locale, è del Duecento-Trecento.

Ci sono due altari, uno detto del Sacramento e l’altro della Ss Annunziata,quest’ultimo in marmo bianco e finissimo ornato intagliato a tralci di fiori negli stipiti, opera attribuita a Donato Benti.

Secondo il Santini, nella seconda metà del 1500 fu collocato l’Altare del Santissimo, la cui lavorazione e in specie quella del battistero ci fa supporre che all’epoca la parrocchia fosse già indipendente e così importante da poter battezzare autonomamente (come testimoniano anche i documenti in canonica).

Nel 1581 i signori Nove autorizzarono l’acquisto di un parametro per l’altare, una pianeta e un ciborio, una somma per dorare il piede di una croce e il ciborio stesso. infine coprire i tetti. Nel 1588 l’Opera fece rinforzare la facciata della chiesa e la canonica, costruì il cimitero e ricoprì la tribuna. Nel 1603 vennero posti i sopracieli e si costruirono le vetrate.

Nel 1649 si incaricò Jacopo di Lorenzo Benti di perfezionare l’altare del SS Rosario. A lui è anche attribuito l’altare maggiore (1687). Lo stazzemese Guglielmo Tommasi realizzò la tela rappresentate i Santi Pietro e Paolo (1734). L’assetto moderno della chiesa risale all’Ottocento, Enrico Andreotti. Si trovano opere di Vincenzo Tedeschi e del professore Antonio Bozzano. Secondo Giuseppe Viner (Versilia Oggi, 1990) l’altare di S Pietro sarebbe di Lorenzo Stagi.

Nel 1581 il tetto, danneggiato, fu riparato e l’occasione fu colta anche per restaurare la canonica, il pavimento e la Tomba dei Parroci (1588). Poco prima dell’Unità d’Italia del 1861, la chiesa di San Pietro fu ulteriormente ‘modernizzata’: così facendo scomparvero in breve tempo gli ultimi elementi di notevole interesse storico delle facciate laterali. Per mancanza di fondi non fu neppure possibile realizzare un disegno dell’architetto Enrico Andreotti di Pietrasanta. Passò poi dalla diocesi di Lucca a quella di Pisa in seguito alla decisione di Pio VI il 18 luglio 1789.[20][51]

Nel 1902 la sacrestia venne restaurata e negli anni cinquanta furono aggiunte delle scalinate in marmo e trasferiti alcuni registri al piano superiore. Agli inizi del Terzo Millennio, il maltempo ha danneggiato le finestre monofore e le pareti interne. Di recente, inoltre, sono stati ritrovati dei vecchi fogli di progetti risalenti al periodo in cui l’edificio venne restaurato e innalzato. Una serie di colonne avrebbe dovuto fiancheggiare l’intero nuovo livello della chiesa, al fine di distogliere l’attenzione dalle vecchie finestre romane oggi murate. Ad ogni modo, il progetto ha avuto risvolti diversi ed è stato abbandonato.

Sull’architrave della porta laterale si legge “Ingredere in templum Dei, MDLXI” (entrare nel tempio di Dio, 1561). Nel pilastro esterno a destra si legge la frase misteriosa “Alt. D.P.I.B.R.”. Alcuni beni della chiesa erano conservati a Querceta, secondo un estimo del 1337. Nel 1464 divenne una parrocchia importante e acquistò quattro appezzamenti nei comuni di Pietrasanta e La Cappella.

Gli arredi e le reliquie storiche

Tabernacolo

Fra gli oggetti di un certo valore spicca un’acquasantiera a calice, risalente al Cinquecento e attribuita alla scuola Stagio Stagi di Pietrasanta. È di circa cento anni prima la croce processionale interamente in argento. Il Battistero di Vincenzo Tedeschi da Seravezza, il Fonte Battesimale di Giovanni Sarzanese e il Rosone sulla facciata sono tutte opere databili intorno al 1562-1563. Due Tabernacoli, collocati negli altari laterali nel Seicento, furono ideati e realizzati nel 1480 da Lorenzo Stagi e dai suoi allievi, che ultimarono il lavoro alla fine del secolo, considerando che sull’altare stesso è stato inciso l’anno 1486.[54] Sopra il tabernacolo di destra si trovava un piccolo dipinto su tela, dedicato all’Annunciazione, e realizzato dal Tommasi nel 1734. Il 16 agosto 1964 fu incoronata da Antonio Angioni (vescovo ausiliare di Pisa) con una corona d’oro per lo scampato pericolo bellico. Nel 2009 il dipinto è stato rubato. Sotto entrambi gli altari, una lapide commemorativa scritta in latino parla delle operazioni di restauro degli stessi. Il priore Agostino Pancetti (Agustino de Pancettis sulla lapide) e Giovan-Battista de’ Tognini (Ioe-Baptà de’ Togninis) si occuparono del restauro nel 1680. All’interno della sacrestia si conservano oggi i registri dei matrimoni, dei defunti e dei battesimi, alcuni dei quali sono risalenti al tardo Quattrocento.

Il 5 ottobre 1890 fu collocato in questa chiesa, al di sopra dell’ingresso principale, un organo dell’artefice Ferdinando Serassi di Bergamo, comprato al prezzo di 3700 lire dell’epoca e collaudato dal professor Enrico Barsanti, docente presso l’Università di Pisa. Per l’occasione fu anche costruita una cantoria in marmo policromo.

Nel 1902 fu eretta una statua in marmo raffigurante San Pietro.

Fonti

In elaborazione

Testi consultati:

  • Almanacco Versiliese, volumi I-II-III-IV, di Giorgio Giannelli, Edizioni Versilia Oggi, 2001-2010
  • Ranieri Barbacciani Fedeli, Saggio storico.
  • Vincenzo Santini, Commentarii sulla Versilia.

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Scritto da Lorenzo Vannoni
28 anni. Chimico analitico con passione per la storia locale e autore del sito