Tipi di marmo presenti a Retignano

Per questa sezione ho consultato varie voci dell’Almanacco Versiliese, relazioni di Emilio Simi ed altri studiosi nonché il sito internet www.henraux.it per fotografie e dati tecnici. Sono molteplici le varietà del marmo retignanese, qui sono riportate le principali.

Bardiglio fiorito: dallo spagnolo pardillo, diminutivo di pardo, «grigio». È un marmo costituito da calcare saccaroide[1], con tinte grigie di toni vari, spesso assai scuri; è anche detto screziato o tigrato. Si usa come materiale da rivestimento nelle costruzioni, prestandosi, per la sua colorazione, a effetti decorativi (specialmente il bfiorito). È caratteristico soprattutto delle Alpi Apuane, presso Montalto, ma alcuni siti si trovano anche in Sardegna. Differisce dagli altri tipi di bardiglio poiché non presenta un fondo completamente grigio, bensì è quasi bianco, ed inoltre contiene venature più numerose e più sottili, variamente intrecciate. Si trova in tutte le cave di Montalto:

Aiola, Gabbro, Messette, Pioppo, del Tesoro, Canalettora. Si trovano anche piccole quantità di bardiglio imperiale (grigio scuro).

Statuario: quello classico è bianchissimo, traslucido, a grana fine, facilmente e perfettamente scolpibile. Come suggerisce il nome si usa per statue ed altre opere artistiche. Può assumere tonalità grigio avorio ed essere (in questo caso è detto venato). Si cavava presso Le Scalette, sopra Montalto, tra Retignano e Levigliani.

Pernice Rossa: più correttamente breccia pernice. Tipo di marmo rinvenuto già nel tardo Settecento a Retignano, presso Montalto ma anche nella vallata. Era già noto ai tempi dei Romani e ne esistono diverse qualità a seconda della tonalità di rosso-arancione sullo sfondo.

Rosso rubino: molto simile al precedente se non che per una tonalità di rosso più tenue. Vi sono dei giacimenti presso Montalto, ma perlopiù sul versante di Volegno e presso La Risvolta.

Marmo mischio: il cui nome tecnico è breccia medicea o breccia di Stazzema, all’estero noto anche come breccia di Seravezza poiché un tempo l’Alta Versilia era considerata, a livello marmifero, un unico “cantone” seravezzino. Fu trovato da Gybrin in alcune cave di Montalto, nel 1820, presumibilmente presso Canalettora. Mischio, nell’italiano ottocentesco, era sinonimo di “screziato, ricco da macchie di vario colore” (nome azzeccato, se ci si pensa). È costituito di frammenti di marmo saccaroide con cemento anfibolico, quasi esclusivo delle Alpi Apuane, nello stazzemese.

Le cave di Retignano

Le cave di Retignano erano molteplici. La maggior parte di queste sono ancora oggi visibili, sebbene non più in attività da oltre cinquant’anni.

  • Montalto: Gabro, Aiola, Messette, Pioppo, Tesoro, Canalettora
  • Retignano: Cava delle Prade (Acqua Filante)
  • La Risvolta
  • Luchera
  • Le Mulina

Note

[1] Si definisce saccaroide quel marmo che, al microscopio, ha una struttura granulare che assomiglia al saccarosio (il comune zucchero da cucina).

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Scritto da Lorenzo Vannoni
28 anni. Chimico analitico con passione per la storia locale e autore del sito