Chiesa di San Pietro Apostolo

Chiesa di San Pietro Apostolo, Retignano. Foto: Lorenzo Vannoni

Alcune fonti datano la costruzione della chiesa di San Pietro apostolo a Retignano a prima dell’VIII secolo d.C. Inizialmente si trattava di un edificio di dimensioni ridotte, con una facciata rivolta sulla valle. Sulla fiancata sinistra si trovava un ingresso, in seguito murato, di cui oggi si possono ancora scorgere alcune tracce. Nel corso del Duecento venne ampliata e rivolta verso ponente e nel Trecento divenne parrocchia.[25][26]

Dal 1525 al 1530 venne ingrandita nella parte posteriore con l’aggiunta di un’abside circolare e finestre monofore.[27] Nel 1581 il tetto, danneggiato, fu riparato e l’occasione fu colta anche per restaurare la canonica, il pavimento e la Tomba dei Parroci (1588). Poco prima dell’Unità d’Italia del 1861, la chiesa di San Pietro fu ulteriormente ‘modernizzata’: così facendo scomparvero in breve tempo gli ultimi elementi di notevole interesse storico delle facciate laterali. Per mancanza di fondi non fu neppure possibile realizzare un disegno dell’architetto Andreotti di Pietrasanta. Passò poi dalla diocesi di Lucca a quella di Pisa in seguito alla decisione di Pio VI il 18 luglio 1789.[25]

Nel 1902 la sacrestia venne restaurata e negli anni cinquanta furono aggiunte delle scalinate in marmo e trasferiti alcuni registri al piano superiore. Agli inizi del Terzo Millennio, il maltempo ha danneggiato le finestre monofore e le pareti interne. Di recente, inoltre, sono stati ritrovati dei vecchi fogli di progetti risalenti al periodo in cui l’edificio venne restaurato e innalzato. Una serie di colonne avrebbe dovuto fiancheggiare l’intero nuovo livello della chiesa, al fine di distogliere l’attenzione dalle vecchie finestre romane oggi murate. Ad ogni modo, il progetto ha avuto risvolti diversi ed è stato abbandonato.

Gli arredi e le reliquie storiche

Tabernacolo dello Stagi

Fra gli oggetti di un certo valore spicca un’acquasantiera a calice, risalente al Cinquecento e attribuita alla scuola Stagio Stagi di Pietrasanta. È di circa cento anni prima la croce processionale interamente in argento. Il Battistero di Vincenzo Tedeschi da Seravezza, il Fonte Battesimale di Giovanni Sarzanese e il Rosone sulla facciata sono tutte opere databili intorno al 1562-1563. Due Tabernacoli, collocati negli altari laterali nel Seicento, furono ideati e realizzati nel 1480 da Lorenzo Stagi e dai suoi allievi, che ultimarono il lavoro alla fine del secolo, considerando che sull’altare stesso è stato inciso l’anno 1486.[28] Sopra il tabernacolo di destra si trovava un piccolo dipinto su tela, dedicato all’Annunciazione, e realizzato dal Tommasi nel 1734. Il 16 agosto 1964 fu incoronata da Antonio Angioni (vescovo ausiliare di Pisa) con una corona d’oro per lo scampato pericolo bellico. Nel 2009 il dipinto è stato rubato. Sotto entrambi gli altari, una lapide commemorativa scritta in latino parla delle operazioni di restauro degli stessi. Il priore Agostino Pancetti (Agustino de Pancettis sulla lapide) e Giovan-Battista de’ Tognini (Ioe-Baptà de’ Togninis) si occuparono del restauro nel 1680. All’interno della sacrestia si conservano oggi i registri dei matrimoni, dei defunti e dei battesimi, alcuni dei quali sono risalenti al tardo Quattrocento.[2][26]

Il 5 ottobre 1890 fu collocato in questa chiesa, al di sopra dell’ingresso principale, un organo dell’artefice Ferdinando Serassi di Bergamo, comprato al prezzo di 3700 lire dell’epoca e collaudato dal professor Enrico Barsanti, docente presso l’Università di Pisa. Per l’occasione fu anche costruita una cantoria in marmo policromo.[29]

Attualmente, la Chiesa di San Pietro Apostolo di Retignano fa parte della comunità parrocchiale di Terrinca, Levigliani e del paese stesso, con a capo il parroco Don Bernard Byczek.

Il cimitero

Nel 1840 fu iniziato il progetto di realizzazione del cimitero. Fu successivamente ampliato nel 1930 ed adornato con cappelle e tombe particolari. Una cinquantina di anni dopo venne sviluppato un piano superiore del cimitero.

Nel periodo iniziale della costruzione, il progetto per la realizzazione del cimitero subì diverse modifiche, specialmente dovute alle recenti vittime di epidemie. In quest’ultimo caso, all’ingresso del cimitero è tuttora visibile una lapide su cui si parla dell’epidemia di colera che colpì il paese nel1857 ed ebbe alcuni casi persino negli anni a seguire, causando grave scompiglio fra gli abitanti. Sebbene oggi la lapide sia stata parzialmente rovinata dagli agenti atmosferici e metà di essa sia caduta in rovina a causa di un cedimento del terreno circostante, si può ancora leggere quello che vi è scritto.

Quando questo distretto fu invaso dalla malattia del colera, dal 5 settembre al 15 ottobre furono sepolti 45 cadaveri in questo terreno il quale poi, come destinato da quell’epoca alla tumulazione di tutti i defunti, venne convenientemente recinto da muri nell’anno 1857 e ridotto a campo santo regolare, essendo il maestro Giuseppe Graziani il solo esecutore di tale opera. La pace alle anime di quelle che qui giaciono, sia il pensier della morte nella mente di coloro che tuttora respirano le aure di vita…

Il monumento ai caduti in guerra

Monumento ai caduti

Alla sinistra dell’entrata principale del cimitero, si trova un’area interamente dedicata ai caduti durante le grandi guerre del Novecento che segnarono profondamente il paese. La zona commemorativa, inaugurata il 4 ottobre 1992, si compone di un vialetto che conduce al monumento principale (realizzato dal signor Alfieri Tessa), mentre intorno ad esso si ergono degli alberi a simboleggiare le vite degli uomini partiti per combattere e mai più tornati. Il monumento, realizzato nei decenni a seguire, vuole anche essere un ricordo perenne delle atrocità della guerra e un monito affinché non si ripetano più eventi simili. Sulla facciata principale è stata incisa una colomba, simbolo di pace, all’interno delle cui ali si trovano delle parole di conforto ed un invito alla fratellanza tra i popoli.[30][4][2]

Il campanile

Il campanile

Il campanile annesso alla chiesa dedicata a San Pietro fu realizzato nell’arco dei 17 anni che vanno dal 1599 al 1616. Le campane che vi furono inserite (tuttora esistenti e funzionanti), risalgono una al 1510 e l’altra al 1570-1571, sebbene entrambe vennero consacrate solamente nel 1843. Il 26 novembre 1961 fu aggiunta una terza campana, benedetta da Monsignor Ugo Camozzo, l’allora Arcivescovo di Pisa. A seguito delle Feste Centenarie per l’Unità d’Italia, nel 1964 Camozzo inaugurò il quadro elettrico che ancora oggi sincronizza le campane.[2][25]

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Scritto da Lorenzo Vannoni
28 anni. Chimico analitico con passione per la storia locale e autore del sito