3 Febbraio 2018 Retignano Nessun commento

I borghi dello stazzemese

Il comune di Stazzema si compone di ben 16 località principali, più una serie di toponimi che indicano zone un tempo note ad esempio per attività minerarie (come Calcaferro). Questo elenco mira a descrivere l’origine del nome di ciascuna di esse, tenendo conto delle scarse informazioni disponibili.

L’opera principalmente consultata è l’Almanacco Versiliese, di Giorgio Giannelli, in tutti e quattro i suoi volumi.

Si tenga presente che questo articolo è ancora una bozza che viene di tanto in tanto ampliata e revisionata.

Origine dei toponimi locali

  • Arni. Secondo Marcuccetti, Battisti e Del Giudice, deriverebbe dalla voce mediterranea antica “arno” con significato di alveo di fiume, qui da intendersi come vasto vallone alpino. Gli abitanti si chiamano arnini.
  • Cardoso. L’origine etimologica è da ricercarsi in “cardo”, l’involucro che ricopre le castagne, tipiche dell’area montanara versiliese. Gli abitanti si definiscono cardosini e sono talvolta indicati come manifregolai o mennai.
  • Farnocchia. Secondo il Repetti, il nome proverrebbe da farnia o farnea, una tipologia di quercia a foglie caduche che si mescola tra i castagni del borgo. Per il Santini, invece, deriverebbe da Farnucle, che nelle carte del IX secolo già compare, accanto ad una spiegazione secondo cui sarebbe un nome composto di far (bosco) e nucle, nel latino volgare con l’accezione di “nocella”, quindi si tratterebbe di un “bosco di nocelle” (si pensi che una località di Farnocchia ancora oggi prende il nome di “Noceto”). Per Giuseppe Bertelli ci sarebbe, inoltre, un legame con la mitica regina Farnese, che avrebbe avuto a che fare con l’antico castello di Farnocchia, oggi scomparso. Gli abitanti sono detti farnocchini o, più ironicamente, fagioloni.
  • Gallena. Quasi certamente il nome proviene da galena, un minerale di zolfo e piombo (PbS) estratto nelle miniere locali. È meno accreditata la congettura del Pieri secondo cui il nome andrebbe attribuito ad un presunto generale romano, di nome Galeno o Galenus. Gli abitanti del posto si chiamano galleni.
  • La Culla. Gli abitanti si dicono “cullesi”. Il nome indica una “culla” tra le montagne, dove sorge il piccolo paesino.
  • Levigliani. Toponimo di derivazione gentilizia romana, ovvero dal luogotenente Laevilius che, come accadde con Retinius per Retignano, era incaricato di vigilare sull’accampamento locale, sfruttato come avamposto contro i Liguri Apuani. Gli abitanti di Levigliani sono noti come leviglianesi. Silvio Belli afferma che il soprannome dei leviglianesi sia “teste grosse”.
  • Mulina. Prese il nome dai mulini costruiti nel Cinquecento, periodo in cui si riconobbe come una località autonoma. Dato il legame con le vicine miniere di Calcaferro e l’importanza dei forni fusori, i “mulinesi” sono detti anche carbonai.
  • Palagnana. Secondo Silvio Pieri la parola proviene da Paulinus, un gentilizio romano, cui seguirebbe Palignus e infine Palagnanus, Palagnana. Altri autori associano il termine, come accade per Ruosina, a nomi di piante locali, in questo caso il populus, che in latino indicava il pioppo.
  • Pomezzana. Il toponimo verrebbe da Pomidius, Pumidus o meglio ancora Pometius (di cui esiste una variante italiana, Pomezio), generale romano a capo dell’accampamento locale. Gli abitanti, i pomezzanini, sono anche detti gobbi e più raramente raspai.
  • Pontestazzemese. Come già implicito, la località deve il suo nome al ponte che collegava i due versanti montuosi della vallata stazzemese, ponte che andò distrutto con l’alluvione del 1996, in seguito ricostruito.
  • Pruno. Quasi certamente derivato da prunulo, ovvero “prugnolo”, che secondo il Santini era il termine usato dai Romani per indicare “piccoli alberi o arbusti spinosi”. Prunus è anche usato per indicare varie piante presenti nei paesi della Versilia, come il susino, il prugno e il ciliegio. Secondo Giuseppe Viner (Versilia Oggi, gennaio 1990) deriverebbe da Prumbo, storpiatura di plumbum, nome tecnico antico della matita, pietra che veniva scavata già in antichità presso questo paesino al fine di ricavarne tegoli per ricoprire le case. Altri documenti, risalenti al IX secolo, avvalorano, comunque, la prima ipotesi.
  • Retignano. Toponimo che deriva dal nome del generale romano a capo dell’insediamento, Retinius, evolutosi nel medioevo in Retinium, poi Retinianum, Ratignano ed infine nell’attuale Retignano. Per altri, deriverebbe da un’antica popolazione nordica, quella dei Reti, originari della bassa Germania, fino al Tirolo. Gli abitanti si dicono retignanesi e sono noti anche come “gatti”.
  • Ruosina. Secondo Carlo Binelli (Versilia Oggi, 1978), Ruosina, in dialetto Rosina, deriverebbe da Rasena, a sua volta storpiatura di Rasenna, gentilizio con cui erano anche noti gli Etruschi. Secondo Silvio Pieri, invece, Ruosina deriverebbe da un nome di pianta, considerando che non era infrequente, per gli Etruschi, nominare una zona col nome di una vegetazione diffusa. Ruosina deriverebbe allora da rosa. Anche un professore di linguistica presso l’Università di Pisa, Riccardo Ambrosini, sosteneva che Ruosina, o meglio Rosina, fosse una variante dialettale di rosius, di derivazione latina. Gli abitanti sono detti ruosinesi, più comunemente rosinesi, oppure “topi”, meno comunemente “gentilomeni”.
  • Sant’Anna. Generalmente indicata come Sant’Anna di Stazzema. È la località con meno abitanti di tutto il comune. Il suo nome, già in antichità come quello attuale, deriverebbe dalla santa protettrice del borgo, considerando che in passato si era soliti attribuire ad ogni località un patrono (Retignano, fino al Quattrocento, era propriamente chiamato “San Pietro di Retignano”). I santannini sono chiamati “saltapizze”, che in dialetto indicherebbe “uomini che cambiano spesso la propria compagna”. Si tratta di un appellativo attribuito dalle popolazioni degli altri paesi, a titolo spregiativo, come accade in altri contesti. Gli abitanti di Basati, appartenente al comune di Seravezza, erano noti presso i retignanesi col termine di “lumaconi”, per indicare persone pigre e col vizio dell’alzare un po’ troppo il gomito.
  • Stazzema. Figura insieme a Terrinca, Retignano e Levigliani tra i paesi più antichi dello stazzemese, della Versilia in generale e del nord-Toscana. In documenti risalenti a prima del Mille è citato in diversi modi: Statime, Stathiema (in cui th si pronuncia z), Stassema e infine Stazzema. Si pensa che derivi da Statio Hiemalis, che nel tardo latino indicava una stazione di accampamento romana durante i mesi invernali (letteralmente in latino significa “accampamento per l’inverno”). È possibile che derivi da Statio Extrema, ovvero “avamposto estremo”, nel senso di collocato in alto, un punto di aggregazione per riposarsi e da cui poi ripartire verso il mare o la Garfagnana. Più recente è l’idea che possa essere un’eco di un termine dei Liguri-Apuani o di altre popolazioni preromane, per le quali il suffisso “ema” indicava una roccaforte o una terrazza riparata.
  • Terrinca. È il paese il cui nome ha stimolato maggiormente la fantasia di storici e linguistici e ancora oggi non vi è accordo tra gli studiosi. Silvio Pieri suggerisce un’origine germanica, visto che il paese per secoli è stato influenzato dalle popolazioni nordiche. Potrebbe allora derivare da nomi come Terrina o Turinco, con il suffisso ink che è di origine longobarda e si potrebbe associare ad una storpiatura per indicare “terra”, quindi terreno coltivabile. Secondo Dino Bigongiari (Versilia Oggi, gennaio 1983) potrebbe provenire da Turingia, una regione tedesca dalla quale proveniva una popolazione nordica che si stanziò nell’attuale Toscana. L’origine longobarda è palese ancora oggi a livello di caratteristiche fisiche di alcuni abitanti (pelle chiara, capelli biondi e occhi chiari, in netto contrasto con i caratteri meridionali dei popoli confinanti), così come in alcune antiche incisioni e persino in certi cognomi (come Olobardi o Lombardi) ed è attestata da numerosi documenti storici, i più importanti dei quali citano beni appartenenti al longobardo Tassilone. I soprannomi più comuni per i terrinchesi, secondo Silvio Belli, sono colombani, patatoni, formaggiai.
  • Volegno. Per Lorenzo Marcuccetti si tratta di un toponimo molto probabilmente legato al Dio del Sole presso i Liguri Apuani, chiamato Belen o Belenio (in Liguria detto anche Belino o Volino). Altra ipotesi, avanzata da Silvio Pieri, è quella di un’origine romana, per il generale Volinius oppure Bolonius. Secondo il Santini trarrebbe origine da Volunus o Volinius, un albero fruttifero. I volegnesi sono detti anche burrai o formaggiai.

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Scritto da Lorenzo Vannoni
28 anni. Chimico analitico con passione per la storia locale e autore del sito